Crema News - Il vescovo di Niamey chiama e annuncia la notizia Crema News

Madignano, 19 settembre 2019

"Padre Pierluigi è vivo". Lo ha riferito il vescovo di Niamey a monsignor Daniele Gianotti, il quale l'ha annunciato poco prima di mezzogiorno, all'inaugurazione della mostra di foto dedicata a Paolo VI. E' una buona notizia perché ieri non c'erano novità in merito alle condizione del padre rapito e si temeva per la sua vita. Invece il vescovo ha rassicurato fornendo la buona notizia e lasciando intendere che si sta attendendo una richiesta economica per la sciar libero il padre rapito.


Si temono tempo lunghi e operazioni complesse per risolvere il rapimento di padre Pierluigi Maccalli, il missionario di 57 anni di Madignano rapito lunedì sera da otto guerriglieri islamici nella sua missione di Bomoanga.

«È stato un attacco ben mirato e rapido. I rapitori conoscevano i movimenti di padre Pierluigi e avevano scelto lui come vittima ", afferma padre Mauro Armanino, missionario della Società delle Missioni Africane in Niger, sul rapimento del suo confratello avvenuto presso la missione in cui operava il missionario italiano, a 125 chilometri dalla capitale Niamey. Un attacco ben pianificato avvenuto in pochi minuti, come ha raccontato padre John, confratello indiano che vive nella stessa missione di Maccalli. «Lunedì sera John è giunto visibilmente traumatizzato qui nella nostra casa regionale a Niamey - continua padre Armanino. - Lui si trovava in un'altra piccola abitazione a pochi metri da quella di padre Pierluigi e ha raccontato che i rapitori hanno bussato alla porta, sequestrato il sacerdote e poi sono andati via sparando dei colpi in aria. Da come sono andati i fatti è chiaro che l'obiettivo fosse solo padre Maccalli, altrimenti non avrebbero lasciato il suo confratello indiano». I sequestratori sapevano del rientro del padre dall'Italia, per questo hanno agito a quell'ora. Certo non ha aiutato il fatto che il governo, pur sapendo della presenza di queste bande armate nell'area, non abbia fatto nulla». Un altro gruppetto di rapitori ha colpito poco dopo una abitazione delle suore Francescane di Maria. Le religiose sono riuscite a salvarsi, alcune sono fuggite, mentre altre si sono nascoste in casa. E proprio loro hanno fornito informazioni importanti sui rapitori che mentre saccheggiavano la loro abitazione parlavano nella lingua dell'etnia peul, nome in lingua francese con il quale in Niger vengono chiamati i fulani. Padre Maccalli è dunque probabilmente in mano ai pastori islamisti che hanno mietuto migliaia di vittime in Nigeria, dove sono stati artefici di numerosi attacchi anticristiani e dell'uccisione di due sacerdoti nello scorso aprile. Padre Armanino spiega che al momento si ritiene che i rapitori non siano riusciti a portare l'ostaggio in Burkina Faso, giacché la vicina frontiera è strettamente controllata. «Quella che ha rapito Pierluigi è una piccola cellula. Ma se riuscissero ad arrivare in Mali la situazione si aggraverebbe per il nostro confratello». Lì infatti vi sono molti altri membri della comunità fulani che fornirebbero aiuti ai rapitori. «Proprio in Mali è tsata rapita nel febbraio 2017 la religiosa colombiana Gloria Cecilia Narvaez Argoti, che si trova tutt'oggi prigioniera. Temiamo che anche il sequestro di padre Pierluigi possa protrarsi a lungo».

Nella foto, padre Pierluigi Maccalli nella sua missione