Crema, 16 giugno 2016

Bambole, non c'è una lira. Si potrebbe parafrasare così la decisione presa oggi dalla commissione esaminatrice del bando sulla cosiddetta moschea che ha estromesso il centro culturale islamico Cremasco perché non ha presentato garanzie sufficienti per poter costruire il luogo di culto. La Decisione viene dopo un mese dalla chiusura del bando stesso, mese piuttosto travagliato durante il quale la commissione aveva eccepito che non vi erano determinate garanzie per la costruzione del luogo di culto su terreno comunale da parte dell'associazione che aveva aderito allo stesso bando. In effetti era apparso subito chiaro che le garanzie fornite dalla Comunità islamica cremasca non erano sufficienti. Appunto per cercare di aggirare l'ostacolo la commissione aveva prorogato i termini chiedendo alla stessa comunità di presentare nuove informazioni relative ai soldi necessari alla costruzione e alla definizione del progetto. Lunedì i responsabili della associazione islamica avevano presentato nuove informazioni, ma la commissione ha ritenuto che anche queste nuove certificazione non fossero necessarie e sufficienti per ottemperare al bando, di qui l'estromissione dell'unica associazione che aveva aderito: niente moschea Crema. Il sindaco si è detto dispiaciuto di quanto accaduto, ma ha ribadito che le regole valgono per tutti e però si è detta disponibile ad esaminare eventuali soluzioni alternative. In pratica, il Comune sarebbe disponibile a concedere un cambio di destinazione d'uso qualora l'associazione trovi un capannone in zona decentrata e sia disponibile ad acquistarlo o affittarlo con tutte le garanzie di sicurezza del caso. In questo modo rientra nel gioco anche la comunità di Assalam che da tempo si era interessata per affittare un capannone e farne il proprio luogo di culto. Infine il sindaco ha escluso che entro l'anno che resta del suo governo della città non sarà pubblicato un altro bando simile.