Crema, 20 luglio 2019

Prima di tutto, in Italia erano le 4.57 del 21 luglio quando Neil Armstrong mette piede sulla Luna, diventando in quel momento più celebre di Louis Armstrong, il musicista nero dalla tromba magica, mentre negli Stati Uniti Armstrong mette piede sulla Luna dopo cena, con il popolo americano a vederlo in prima serata (tutto calcolato). Poi davanti ai televisori in bianco e nero (negli States il colore era già universale dal 1954) dove per noi italiani si intravedevano delle macchie bianche che saltellavano e dove l'Italia attendeva, grondante di sonno, quel momento storico, la conquista della Luna diventa anche un derby televisivo tra Tito Stagno e Ruggero Orlando con il primo che anticipò di qualche secondo (mi dicono 14) il famoso tocco sul suolo lunare, dando vita a un duello che finì non proprio immediatamente dopo (nell'ultima intervista dell'altro giorno Stagno ha detto che si è trattato di un pareggio: lui ha detto "Ha toccato" e si riferiva alla navicella. Seeeee). Infine, io che ero un ragazzino e avevo avuto il permesso di stare alzato per l'occasione, alle due me ne sono andato a dormire e ho riacceso la tivù solo alle sette per vedere se tutto era andato bene. Era lunedì e anche se non dovevo andare a scuola, non avevo mai fatto una... notte bianca.

Ma, bisogna dirlo, venivamo tutti da una infinita diretta televisiva che era partita quattro giorni prima con il lancio del missile da Cape Canaveral che aveva messo in orbita e sulla strada della Luna l'Apollo 11 con i tre astronauti Armstrong, Collin e Aldrin. Fu una diretta tivù memorabile, con tutto e tutti a spiegarci cosa stava succedendo in diretta e con l fiato sospeso per i tre astronauti per il quale il presidente americano Richard Nixon aveva già pronto il coccodrillo, fortunatamente gettato nel cestino.

Tante curiosità e anche la triste assuefazione agli uomini che andavano e venivano dalla Luna, fino all'Apollo 13. Ma sapete perché sulla Luna scesero solo Armstrong e Aldrin? Perché Collins aveva il grave difetto di essere nato a Roma. Inizialmente avrebbe dovuto essere lui il primo uomo a mettere piede sul nostro satellite. Ma poi qualcuno alzò la mano e fece presente il problema. E Aldrin era un militare e non si voleva che a calpestare la Luna fosse un uomo d'armi. Quindi, Armstrong.

Poi altri e altre passeggiate, tanto che le imprese diventavano una normalità e non facevano più audience. Fino all'Apollo 13, quando la Nasa volle sfidare la cabale. L'Apollo 13 partì alle 13.13 dell'11 aprile 1970. E fu il disastro. L'attenzione del mondo venne calamitata sui televisori di tutta la terra dopo quell'annuncio "Houston, abbiamo un problema". Il salvataggio in diretta tivù riaccalappiò l'attenzione di tutti e il viaggio sulla Luna ritornò a essere un evento eccezionale.

Impresa eccezionale che di certo cambiò gli eventi. Pensate che Frank Sinatra aveva inciso con l'orchestra di Count Basie, una canzone che si intitolava In other words. Il primo verso era Fly me to the moon e a furor di popolo il titolo divenne quello (la canzone venne incisa anche da Mina).

Ancora una cosa: il partito di quelli che dicono che non siamo mai stati sulla Luna ha file ben nutrite. Film, prove, foto, libri. Tutti più o meno realistici e informati. Lasciamo che ciascuno creda quel che vuole. Io in quel caldo (ma non caldissimo) mese di luglio del 1969 c'ero e sono contento di poterlo raccontare.

Ma questa è un'altra storia.