Cremasco, 19 aprile 2019

«Abbiamo dato corso alla procedura per la riscossione delle somme dovuteci per nostre quote societarie avanti all’autorità giudiziaria ordinaria». Con questa dichiarazione congiunta dagli otto sindaci che hanno esercitato il diritto di recesso nei confronti di Scrp, ufficializzano la loro volontà di portare la questione davanti a un giudice. La decisione è stata presa martedì pomeriggio durante una riunione che si è tenuta nel comune di Palazzo Pignano alla presenza dell’avvocato Raffaella Bordogna di Bergamo scelta dagli otto soci per rappresentarli. La scelta è maturata dopo mesi nei quali si è cercato di trovare una soluzione soddisfacente per entrambe le parti. Vista l’impossibilità di un accordo gli otto sindaci hanno scelto di rivolgersi alla magistratura.

Tutto avrebbe dovuto concludersi a fine anno, come da contratto. Quando a fine giugno dello scorso anno gli otto sindaci sono usciti da Scrp, sfruttando la clausola di contratto che permetteva loro il recesso, hanno chiesto di monetizzare le rispettive quote, circa il 10% del totale per un importo generale superiore a tre milioni di euro. Nei mesi scorsi si sono susseguite dichiarazioni a volte distensive, a volte belligeranti da una parte e dall'altra. Ma il succo del discorso è stato chiaro sin dall'inizio: i pecoroni (termine coniato da chi ha vissuto la fronda in uscita dal gruppo come un'offesa personale) volevano le rispettive spettanze, mentre quelli che stavano all'interno non ne avevano la benché minima intenzione. Tanto che qualcuno ha cominciato a pensare che dei trenta e passa milioni di valore di Scrp forse non ce n'era neppure l'ombra. La messa in liquidazione di Scrp e il travaso in Consorzio.it, caso più unico che raro di pesce piccolo che mangia il grosso, ha ulteriormente allarmato gli otto dissidenti, i quali si sono rivolti a un'avvocata per ottenere quel che spettava loro, ribadendo il termine del 31 dicembre. Scadenza passata abbondantemente senza colpo ferire, aspettando forse che il liquidatore incaricato portasse a casa il risultato, cioè i soldi della vendita del patrimonio di Scrp. Fino a martedì, quando il gruppo si è riunito con l'avvocata e ha dato mandato di procedere.

Si va in tribunale.

Nella foto, sei degli otto dissidenti