Offanengo, 12 agosto 2019

Quattro casi di pertosse accertati in un minigrest di Offanengo. E' la denuncia presentata in Ats per i casi evidenziati a fine luglio e che hanno interessato quattro bambini in età compresa da tre a sei anni. "Tutto sotto controllo - dicono dall'Ats. - Abbiamo chiesto ai pediatri di far anticipare ai cento bambini partecipanti al minigrest o chesono venuti a contatti con i soggetti malati, la quarta dose del vaccino anti pertosse. Il primo caso è riferibile a un soggetto vaccinato. Non è stato necessario ricoverare alcun bambino. Stiamo monitorando la situazione e non c'è alcun allarme".

Le epidemie di pertosse sono piuttosto sistematiche e si verificano statisticamente ogni 4/5 anni. I bambini vengono vaccinati con tre richiami nel primo anno di vita e poi c'è un quarto richiamo al quale sottoporsi entro il settimo anno. La pertosse colpisce soggetti deboli e immunodepressi (come altre malattie) e si presenta come una malattia da raffreddamento e con tosse (una volta definita tosse canina). Il contagio avviene per via aerea e la malattia si manifesta dopo un periodo di tempo che varia da due a venti giorni. Al momento non ci sono stati altri casi. Si era ipotizzato un quinto caso, ma poi si è stabilito che invece era un semplice raffreddore.

Il caso di Offanengo presenta alcuni aspetti particolari, il primo dei quali è che la pertosse, essendo una malattia da raffreddamento, solitamente si manifesta nei mesi invernali. Invece questa volta è arrivata in piena estate. Si raccomanda la vaccinazione contro questa malattia che, se trascurata o se colpisce soggetti particolarmente deboli o debilitati, può avere conseguenze gravi.

Per saperne di più

La pertosse è una malattia infettiva di origine batterica molto contagiosa, causata dal batterio Bordetella pertussis. Un altro batterio della stessa famiglia, il Bordetella parapertussis, è all’origine di una malattia simile, la parapertosse, che si manifesta però con sintomi più lievi. La pertosse viene annoverata fra le malattie infantili, come la rosolia, il morbillo, la varicella e la parotite, e colpisce prevalentemente bambini sotto i 5 anni.

L’uomo è l’unico serbatoio noto del batterio; di conseguenza la trasmissione della malattia avviene solo fra esseri umani. Un adeguato trattamento antibiotico permette la guarigione in una quindicina di giorni. A differenza delle altre malattie infantili, l’immunità conferita da una prima infezione non è definitiva, ma declina col tempo.

La pertosse è diffusa in tutto il mondo, ma è diventata assai rara, specialmente nei Paesi in cui è stata introdotta la vaccinazione generalizzata nell’infanzia. Oggi il 90% dei casi di pertosse si registrano proprio nelle popolazioni in cui non viene effettuata la vaccinazione, e in questi casi la pertosse può portare a una mortalità elevata nei bambini. Nelle popolazioni vaccinate si è osservato un ritorno della pertosse a causa della perdita progressiva di immunità e, in effetti, quando è stato introdotto il vaccino 30 anni fa non venivano utilizzate le dosi di richiamo.

In Italia la pertosse viene obbligatoriamente notificata alle autorità sanitarie.

Contrariamente ad altre malattie infettive, la pertosse può colpire anche i neonati di madre immune. Sembra infatti che gli anticorpi materni che costituiscono le loro prime difese non siano in grado di proteggerli contro questa infezione.

Sintomi, diagnosi e complicazioni
Il batterio della pertosse causa infezioni alle vie respiratorie che possono essere inapparenti, ma anche estremamente gravi, specie quando il paziente è un neonato. La pertosse si caratterizza per una tosse persistente (per più di tre settimane). L’esordio della malattia si manifesta con una tosse lieve, accompagnata da qualche linea di febbre e copiose secrezioni nasali: è la fase catarrale, che dura da 1 a 2 settimane. Progressivamente la tosse diventa parossistica e si associa a difficoltà respiratorie: è la fase convulsiva o parossistica, che può durare più di 2 mesi in assenza di trattamento. In seguito a parossismi, si possono verificare anche casi di apnea, cianosi e vomito.

Nei bambini piccoli, le complicazioni più gravi sono costituite da sovrainfezioni batteriche, che possono portare a otiti, polmonite, bronchiti o addirittura affezioni neurologiche (crisi convulsive, encefaliti). I colpi di tosse possono anche provocare delle emorragie sottocongiuntivali e nel naso. Nel neonato e nei bambini al di sotto di 1 anno, la pertosse può essere molto grave, addirittura mortale.

La conferma della diagnosi si ha principalmente isolando il batterio responsabile, a partire da un’aspirazione nasofaringea.

Incubazione e terapia

Il periodo di incubazione è di circa 10 giorni. La pertosse è altamente contagiosa, soprattutto nel periodo iniziale, prima dell’insorgenza della tosse parossistica. Dopo tre settimane dall’inizio della fase parossistica, nei pazienti non trattati il contagio si considera trascurabile. Invece nei pazienti trattati con antibiotici il periodo di infettività è ridotto a circa 5 giorni dall’inizio della terapia.

Il contagio avviene per via aerea, probabilmente attraverso goccioline di saliva diffuse nell’aria quando il malato tossisce. La terapia consiste di antibiotici, spesso l’eritromicina. Se viene preso prima della fase parossistica, l’antibiotico abbrevia il tempo di contagiosità e la durata della malattia, ma i sintomi non sempre vengono ridotti. Per alleviare i sintomi, vengono prescritti anche antitussivi, sedativi, antispasmodici.

Vaccinazione

Il vaccino si basa su batteri interi inattivati dal calore. È spesso associato con il vaccino antidifterico e antitetanico (Dtp).

In Italia la vaccinazione è obbligatoria. Viene somministrata nei bambini a partire dal compimento dell’ottava settimana di vita. A causa della perdita di immunità nel tempo, sono necessari più richiami: la prima dose, la seconda e la terza vengono fatte a 6-8 settimane di distanza, a cui si aggiunge un’ultima dose di richiamo verso i 2 anni.

Questo vaccino è molto efficace, ma la sua tolleranza non è sempre buona. Per questo sono stati messi a punto dei vaccini acellulari, in cui non compare il batterio intero, ma solo qualche proteina batterica, capace comunque di attivare il sistema immunitario. I vaccini acellulari, efficaci e meglio tollerati nei neonati, vengono consigliati per le dosi primarie e le dosi di rinforzo.