Crema News - Quante Ats sul territorio?

Crema, 04 dicembre 2020

Ormai a valanga arrivano i pronunciamenti comunali che chiedono di rifare l'Ats per la provincia di Cremona, staccandosi da Mantova. Primo paese a votare questa risoluzione è stato Casale Cremasco, dove il sindaco Antonio Grassi ha fatto questa proposta, accolta all'unanimità da tutto il consiglio. Sono poi arrivati Bagnolo, Sergnano, Dovera, Torlino Vimercati, seguiti da ROmanengo, Campagnola, Salvirola, Credera Rubbiano e Volongo nel cremonese. Seguirà Ticengo che ha all'ordine del giorno la risoluzione per il èrossimo consiglio comunale dei 19 dicembre.

In controtendenza il consigliere regionale grillino cremasco Marco Degli Angeli: "È urgente affrontare quanto prima la questione delle Ats. Ho firmato e sostengo con convinzione la proposta di legge elaborata dal collega Marco Fumagalli, primo firmatario del provvedimento. Come noto la ripartizione in Ats e Asst ha carattere sperimentale in quanto questo tipo di organizzazione non è conforme a quanto stabilito dalla normativa nazionale che prevede l'organizzazione tramite le Asl, i distretti e le aziende ospedaliere. In attesa di conoscere l'esito della sperimentazione e il parere del Ministero riteniamo urgente provvedere a migliorare l'attività del sistema sanitario regionale tramite una centralizzazione delle attività amministrative e burocratiche di competenza delle Ats. Per tale motivo con la legge targata M5S si costituisce un ente nuovo volto ad assorbire numerose attività svolte dalle Ats, come per esempio la gestione dei pagamenti, dei concorsi, dei bilanci, del contenzioso e via dicendo. Di conseguenza, il numero delle Ats potrà diminuire e nel medio periodo e scomparire con l'attribuzione delle funzioni residue alle Asst secondo una logica distrettuale di promozione della sanità territoriale. Per quanto riguarda l'attività di cura e degenza, la costituzione delle Aziende Ospedaliere permette una maggiore efficienza e la centralizzazione degli accreditamenti in capo ad Ats Lombardia pone le aziende ospedaliere pubbliche e private effettivamente sullo stesso piano”.