Crema, 23 ottobre 2016

XXX Domenica Tempo Ordinario

La Parola: Sir 35,15-17.20-22 Sal 33 2Tm 4,6-8.16-18 Lc 18,9-14

La parola di Gesù che ascoltiamo ogni domenica può suscitare in noi due reazioni discordanti. A volte ci sembra che il Figlio di Dio venuto sulla terra a salvare tutti gli uomini stia parlando proprio e solo a me, con una particolare attenzione e conoscenza della mia situazione personale. Altre volte ci sentiamo invece estranei alle sue parole: pensiamo stia parlando ad altri. Oggi corriamo il rischio davvero di pensare che Gesù stia parlando ad altre persone, ai Farisei ipocriti, a nostri conoscenti che si credono tanto bravi e perfetti. E son convinto che tutti noi abbiamo una lunga lista di persone simili. Il problema è che forse pure noi facciamo parte della lista di qualcun altro. Insomma, siamo proprio sicuri che stia parlando a qualcun altro? Evidentemente non possiamo illuderci e passare oltre sentendoci a posto. In realtà siamo tutti convinti di avere qualche merito di fronte a Dio per qualche opera buona da noi compiuta. Ma soprattutto è pacifico e ‘scientificamente provato’, come si usa dire oggi, che c’è sempre qualcuno che è peggio di noi. Con onestà dobbiamo invece riconoscere che siamo proprio noi quelli che si ritengono giusti e disprezzano gli altri. Così la parola di Gesù diventa tremendamente dura e difficile da accettare. Oggi non ci vuole indicare qualcosa di concreta da dire o fare per guadagnarci la giustificazione. Spesso è quello che chiediamo a lui o al predicatore di turno: dicci chiaramente cosa dobbiamo fare per essere salvi. Ma oggi Gesù non si preoccupa di ciò che dobbiamo fare ma di ciò che dobbiamo essere. Per questo diventa impegnativa la sua parola, vuole che cambiamo la nostra persona, il nostro io profondo perché diventiamo capaci di riconoscerci peccatori e bisognosi della misericordia di Dio Padre. Siamo ormai giunti all’ultimo mese dell’anno giubilare della misericordia. Quanto siamo consapevoli del bisogno personale della sua bontà per ciascuno di noi? O stiamo ancora pregando per qualcun altro, perché si converta e riprenda con noi il cammino all’interno della Chiesa e secondo l’insegnamento e l’esempio di Gesù? Quanto è facile rimanere chiusi nelle nostre sicurezze e pronti a vedere solo il male e gli sbagli degli altri. Cominciamo allora almeno in famiglia e tra le persone che conosciamo a riconoscere il bene e la giustizia dei nostri fratelli e vicini. Poi sarà più facile riconoscere il nostro peccato, il bisogno personale della misericordia del Padre e potremo dire di aver iniziato il cammino della giustificazione.

Nella foto, don Natale con un gruppo di amici