Crema, 12 settembre 2019

L'assistenza tecnica di un avvocato non è una facoltà ma un diritto sacrosanto, sancito dalla Costituzione e da ogni Convenzione Internazionale sul tema, che non può essere negato a nessuno, in nessuna condizione.
La difesa tecnica delle donne che si battono - pacificamente - per il riconoscimento dei loro più basilari diritti e per questo solo motivo vengono processate o meglio perseguitate, non è solo un diritto inalienabile ma rappresenta l'essenza stessa della professione forense.

Tristemente, però, così non è. Nel marzo 2019 l'avvocato iraniano Nasrin Sotoudeh è stata condannata alla pena di 33 anni di carcere e 148 frustate, da sommare ai 5 anni inflitti nel settembre 2016, all'esito di due processi (entrambi ritenuti gravemente iniqui da Amnesty International). I capi d'accusa riguardavano l'attività pacifica che l'avvocato Sotoudeh aveva svolto in favore dei diritti umani, incluso il suo lavoro in difesa delle donne perseguitate - ancora nel 2018 - per aver protestato pacificamente contro l’obbligo di dover indossare il velo in Iran e la sua pubblica opposizione alla pena di morte.

Da allora si sono succedute innumerevoli manifestazioni di solidarietà con richieste di liberazione immediata da parte del Parlamento Europeo, di diversi Stati (tra i quali Francia e Stati Uniti), dell'Unione delle Camere Penali Italiane, di moltissime Camere Penali territoriali, che le hanno anche assegnato la qualifica di socia onoraria e di tante O.N.G. impegnate per la difesa dei diritti umani; purtroppo, tali e tanti appelli, ripetutisi in molti altri Paesi, non hanno sortito alcun effetto e l'avvocato Sotoudeh, ad oggi, paga ancora molto cara e sulla sua pelle, l'aver svolto con coscienza, dedizione e coraggio la sua, la nostra, professione. Ne sono prova le lettere strazianti che la collega ha inviato in questi mesi ai suoi due figli.

L'orripilante caso di Nasrin Sotoudeh è simbolico in ragione dei suoi estremi ma molti sono gli avvocati che, nel mondo, vengono perseguiti per il solo fatto di essersi schierati dalla parte dei diritti (per solito quelli dei più deboli) ed aver in particolare rivendicato, con vigore, passione e tanto coraggio, il diritto di difesa, di chiunque ed in qualunque situazione.

Anche nel nostro stesso Paese, culla del Diritto ed annoverato (ultimamente a torto) tra quelli più civilizzati, la situazione di molti difensori non è rosea. L'Osservatorio Avvocati Minacciati, recentemente istituito da U.C.P.I. data l'allarmante crescita di un fenomeno che era già monitorato con il progetto Avvocati Minacciati / Endangered Lawyers, riferisce di quasi una ventina di casi in Italia dove avvocati sono stati aggrediti, finanche uccisi, per il solo fatto di aver svolto la propria professione con dedizione, coscienza e coraggio, nel rispetto della Legge (che all'art. 24, comma 2, della Costituzione recita "La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento").

Tutto ciò è spesso fomentato da un taglio errato dato all'informazione giudiziaria da numerosi Media: nella costante ed esasperata ricerca dello scoop che faccia vendere più copie o impennare le visualizzazioni, troppo spesso si esasperano le situazioni e si dipingono come mostri persone appena indagate (innocenti per Costituzione, quindi e spesso anche di fatto), con effetti deleteri anche per quegli avvocati che garantiscono a costoro quel diritto inviolabile che è la difesa tecnica e conseguentemente e piu’ in generale, la Giustizia.

La Camera Penale della Lombardia Orientale, nel ribadire l'importanza del diritto alla difesa, che deve sempre e comunque essere garantito, vuole oggi ricordare il caso emblematico di Nasrin Sotoudeh, sia per rinnovare alla coraggiosa collega la massima solidarietà e vicinanza (tutti noi portiamo quotidianamente, affisso alla nostra toga, quel nastrino rosso, simbolo della "battaglia" pro Nasrin) sia per invocare, una volta ancora, l'intervento delle competenti Autorità perché pongano fine a una simile barbarie.

Punire un avvocato per aver difeso i suoi assistiti, viola i diritti fondamentali della persona e mina i capisaldi della democrazia, oltre a porsi in aperto contrasto con i principi democratici; qualsiasi violenza fisica posta in essere da uno Stato nei confronti di condannati al solo scopo di infliggere loro sofferenza, merita la condanna unanime da parte, non solo della comunità dei giuristi, ma anche e soprattutto di chiunque abbia a cuore i valori fondamentali della dignità umana. Non a caso, nella nostra Costituzione troviamo scolpito che "Le pene (men che meno le misure cautelari quindi! ndr) non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del reo". Inaccettabile quindi una pena come quella inflitta alla collega che corrisponde al sentire, altrettanto inaccettabile, di chi quotidianamente commenta fatti di cronaca con richieste quali "marcire in galera", "buttare via la chiave", ecc., di solito ineccepibili conclusioni raggiunte prima ancora che il processo abbia inizio e con scarsa o nulla conoscenza degli atti.

Siamo certi che l'avvocata Nasrin Sotoudeh, fulgido esempio di dignità e coraggio nell'esercizio della professione forense, anche di questo inorridirebbe e noi con lei e (anche) per lei.

Nella foto, Nasrin Sotoudeh