Crema, 16 ottobre 2016

XXIX Domenica Tempo Ordinario

La Parola: Es 17,8-13 Sal 120 2Tm 3,14-4,2 Lc 18,1-8

“Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla Terra?”. Dobbiamo rileggere un paio di volte questa frase per convincerci che Gesù l’abbia davvero pronunciata. Ormai nell’imminenza di giungere a Gerusalemme, dove gli faranno la festa, e sappiamo bene che tipo di festa gli hanno preparato i capi del popolo, Gesù si lascia andare a una confidenza che gli nasce nel profondo. Quasi un dubbio radicale sulla sua opera di redenzione. Quanto lui ha insegnato, il suo esempio, e soprattutto l’offerta della sua vita, avranno una risposta adeguata e fedele da parte dell’umanità? O come sempre accade, tanto più ai nostri giorni, sarà tutto dimenticato non appena la notizia, anche la Buona Notizia, esce dalla prima pagina dei giornali? Domande che sembrano cedere allo scoraggiamento ma che in realtà sono l’espressione della consapevolezza di Gesù della debolezza della nostra umanità e della potenza della redenzione. Egli sa benissimo che la nostra fede è legata alla presunzione che il nostro rapporto con Dio porti subito pace, giustizia e benessere alla nostra vita. E quando la nostra preghiera, anche sincera e convinta, sembra rimanere senza risposta, questo mette in crisi radicalmente la nostra fede. Perché pregare se tu non lo sai e non ci ascolti e non operi per la nostra salvezza? Tante volte abbiamo fatto l’esperienza di incontrare persone, uomini come noi, che solo perché hanno un briciolo di potere, nei nostri ambienti di lavoro, a scuola, nella politica, e anche nello sport o nel divertimento, sono riusciti a smentire la parola di Gesù, rimanendo chiusi alle nostre richieste. Questa ripetuta esperienza ci ha indurito il cuore al punto di non fidarci più neanche di Dio. Quando anche Lui sembra non ascoltarci la nostra fede vacilla, fino al punto di rischiare di sparire del tutto. Ma Gesù è chiaro. La sua certezza è incrollabile: il Padre lo ascolta sempre e anche noi siamo sempre nei suoi pensieri. Siamo noi quelli che si dimenticano di avere un Padre misericordioso che ci ama e ci ascolta. Non per esaudire i nostri desideri ma per rivelarci la sua volontà e condurci pian piano sulla via tracciata da Cristo nostra via, verità e vita. Con questa certezza nel cuore possiamo ritrovare fiducia anche nei nostri fratelli e soprattutto possiamo imparare ad esser,e noi per primi, pronti ad ascoltare, comprendere ed aiutare quanti si rivolgono a noi nella speranza di trovare accoglienza. Non perché noi siamo buoni, ma perché vogliamo essere degni figli di un Padre buono e generoso verso tutti i suoi figli.

Nella foto, don Natale a Roma con alcuni amici sacerdoti