Crema News - Il giudice Irene Formaggia parla di giustizia

Crema, 01 ottobre 2021

Rotary Club Crema: interessante conviviale sul tema della giustizia da riformare, per annullare le pendenze, abbattere l’arretrato, per garantire la ragionevole durata del processo. Ce lo chiede l’economia del Paese e lo pone come condizione, per assegnarci importanti risorse, l’Europa. Tanti i cambiamenti all’orizzonte, con tutte le incertezze del caso: nuovi addetti, l’ufficio del processo, l’ufficio di prossimità, l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Eccellente relatrice il magistrato Irene Formaggia Terni de’ Gregory, presidente di sezione civile presso la Corte d’Appello di Milano e presidente del Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche.

La tesi di fondo: il futuro della giustizia risiede nella giustizia di prossimità.

“Quando si parla di Giustizia, si parla di Giustizia dal punto di vista pratico e non filosofico, etico. Ebbene, dal punto di vista pratico, si parla di giurisdizione e, quindi, dell’esercizio della Giustizia fino al processo. Sono in atto grandi riforme processuali, a tutti i livelli, di tutte e tre giurisdizioni: la penale, la civile e l’amministrativa, anche se con connotati molto diversi. Quella penale riguarda il processo, a motivo acceleratorio; quella amministrativa è più marginale, rispetto alle altre, e riguarda istituti strettamente connessi con la burocrazia della pubblica amministrazione. Sopratutto, la riforma riguarda il processo civile. Cosa significa riforma del processo e perché ne nasce l’esigenza? Nella giustizia italiana ci sono problemi di organico, di arretrati e di velocità del processo. Un Paese funziona e ha una buona economia in modo direttamente proporzionale a quanto funziona la giustizia e a quanto è rispettato il principio di legalità. Questo rapporto fra Giustizia ed economia ha reso indispensabile la riforma alle porte perché la Giustizia, in una nazione in evoluzione, deve adeguarsi ai tempi che cambiano. Qualsiasi riforma che sia efficace richiede investimenti e da qui nasce il ricorso ai fondi europei. Qualche dato sulla Giustizia nel nostro Paese. Si tratta di dati che si riferiscono al 2019, prima della pandemia. A livello europeo vi è una Commissione che, ogni anno, fa una valutazione del sistema giudiziario degli Stati membri e l’Italia risulta essere fanalino di coda. Una statistica del 2020 conferma che, per 100mila abitanti, ci sono solo 11 giudici effettivamente giudicanti. Quindi, occorrono risorse umane, personale giudicante e amministrativo; risorse materiali, ovvero spazi e strutture funzionali; risorse informatiche, un consistente processo di informatizzazione e digitalizzazione. Non più differibile anche ridurre le spese, perché la lunga durata dei processi aumenta la spesa a carico dello Stato, a causa dei ricorsi. Da qui la necessità della riforma del processo penale e del processo civile, per diminuire le pendenze, abbattere l’arretrato, ridurre la durata del processo. L’Europa non vuole solo obiettivi astratti ma, per concedere il finanziamento, ha imposto l’abbattimento entro il 2024 del 40% del ramo civile e del 18% del ramo penale, ed entro il 2026 l’abbattimento del 90% di entrambi. Il raggiungimento di questo obiettivo è indispensabile perché, se non si arriva allo 89%, i finanziamenti non vengono erogati. Uno dei mezzi per raggiungere tale risultato è l’aumento delle risorse umane: ci sono bandi di concorsi in atto e altre metodiche. Novità della riforma sono gli uffici di prossimità, che saranno istituiti presso i Comuni che aderiranno volontariamente a questa proposta di progetto. Tanti comuni stanno scoprendo solo adesso l’importanza di questo progetto per sopperire alle criticità ingenerate da zone disagiate o alle distanze prodotte dalla riorganizzazione dei tribunali. La funzione dell’ufficio di prossimità risiede, principalmente, nel supporto agli utenti che potranno presentare pratiche legali le quali - compilate - verranno inviate, per via telematica, agli uffici centrali.

La relatrice ha concluso la sua chiara e dotta relazione accennando a un progetto di cui non si parla nelle riforme ma che, embrionalmente, è già iniziato: l’uso della robotica e dell’intelligenza artificiale nell’esercizio della giustizia, come avverrà in molte altre attività umane”.


Nella foto, il magistrato Irene Formaggia e il presidente Antonio Agazzi