Crema News - La riflessione

XXVII Domenica ordinaria anno A

La Parola: Is 5,1-7 Sal 79 Fil 4,6-9 Mt 21,33-43:

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccol- to. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli rispo- sero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tem- po». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».


C’è un detto popolare e scherzoso della nostra terra, anche se non escludo che in modi diversi sia presente anche in altre culture contadine, che presenta una analogia interessante tra il predicatore e il contadino. Mi riferisco alla battuta riferita a qualche sacerdote verboso e inconcludente, con omelie lunghe e ripetitive (e una volta tanto non parlo di me, n.d.r.), paragonato al contadino che entrato nell’orto vi si perde al tal punto da non ritrovare più la via d’uscita. In queste domeniche verrebbe quasi da pensare che il detto abbia origini evangeliche, visto che anche Gesù è entrato nella vigna e sembra che non riesca a uscirne. In realtà sappiamo che la colpa di questa insistenza è invece dell’evangelista che ha raccolto nello stesso capitolo diverse parabole di Gesù lasciandosi guidare nell’impegno redazionale da situazioni o personaggi simili. Ma anche se l’ambientazione è la stessa comprendiamo subito che ogni parabola ha un messaggio diverso e particolare. Gesù stesso oggi, nello sforzo di farci comprendere la gravità della situazione, allarga l’orizzonte dall’ambiente agricolo a quello edilizio e ci invita a riflettere anche sulla pietra scartata da noi uomini che diventa fondamentale nel disegno dell’architetto divino. In effetti il nostro sguardo umano verso i nostri fratelli e sorelle è sempre segnato purtroppo da un pregiudizio di fondo tendente al negativo. E anche la terribile esperienza passata in questi mesi di pandemia non ha migliorato il nostro sguardo verso gli altri, anzi siamo divenuti sempre più sospettosi e intolleranti verso idee e comportamenti altrui che non rientrano nelle misure delle nostre convinzioni. Siamo davvero troppo condizionati dalla attuale cultura dello scarto, che si è sempre più allargata dalle cose alle persone e perfino agli affetti e ai valori più grandi, al punto da privilegiare sempre di più l’individualismo e la divisione, forse perché da single si consuma e si spreca di più ed è quindi una situazione consona ai desideri di chi organizza il mondo solo in vista del produrre per consumare e per guadagnare. Ma l’adagiarci troppo facilmente in questa mentalità del rifiuto degli altri ci porta inevitabilmente a una sterilità di fondo, perché da soli non si genera niente, al massimo appunto si consuma di più, e quindi non produciamo quei frutti di bene e di amore che possono rendere migliore la nostra vita su questa terra preparandoci una eredità eterna per il regno di Dio. Inoltre proprio Gesù, che di solito è così attento a rimarcare la responsabilità personale di fronte alla chiamata di Dio e alla fede, oggi sottolinea che il cammino di fede deve essere un movimento di popolo, non solo la somma dei contributi personali ma la collaborazione fattiva di un intero popolo, la Chiesa tutta, chiamata a proseguire concorde lungo la via tracciata dal Cristo. Possiamo certo sottolineare le nostre preferenze personali o i dubbi su alcune scelte ma poi la fatica della costruzione del regno di Dio deve essere condivisa e completata ogni giorno dalla comune obbedienza alla Parola del Signore che chiede sempre di compiere le buone opere insieme ai fratelli per poter crescere come un unico corpo secondo il progetto di Dio.

( Sul mio canale youtube è disponibile il video della riflessione: https://youtu.be/__kt01nMdo0 )

 

Nella foto, don Natale Grassi Scalvini, autore della riflessione