Crema News - La riflessione

Crema, 17 gennaio 2021

II Domenica ordinaria anno B

La Parola: 1Sam 3,3-10.19 Sal 39 1Cor 6,13-15.17-20 Gv 1,35-42 :

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che ave- vano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.


Si dice che alcuni esponenti radicali del movimento dei vegani, quelli che rifiutano categoricamente di mangiare qualsiasi tipo di carne, abbiano chiesto al Papa di poter fare la comunione a messa senza il Corpo di Cristo. La battuta non è nuova, ma a parte gli scherzi dobbiamo ammettere che la nostra percezione del Corpo di Cristo, l’Agnello di Dio sacrificato per i nostri peccati, è divenuta sempre più evanescente e superficiale. Complice ultimamente anche la situazione di pandemia, che ha convinto tanti a seguire le celebrazioni solo virtuali, via etere o web, accettando di fatto di mettere tra parentesi, in sospensione, la attiva e proficua e piena partecipazione al sacrificio eucaristico, rinunciando così anche a fare la comunione e a mangiare il Corpo di Cristo. Se pensiamo a tutta l’enfasi e all’interesse dei genitori per la Prima Comunione dei loro pargoli, fa davvero specie il disinteresse di molti di loro per la seconda e la terza e tutte le altre partecipazioni di bambini alle S. Messe. Eppure dal vangelo di oggi appare chiaro che la decisione repentina dei primi discepoli a seguire Gesù dipende proprio dalla loro consapevolezza del ruolo salvifico del Cristo, il Messia, l’Agnello di Dio sacrificato sull’altare della croce per rinnovare il patto di alleanza tra Dio e gli uomini. Non voglio certo negare l’importanza dell’immagine più dolce dell’agnello, quella del piccolo agnellino bianco portato sulle spalle dal Buon Pastore, simbolo evidente della misericordia e della tenerezza di Dio verso gli uomini. Infatti abbiamo bisogno di tanta tenerezza nei nostri rapporti umani, come anche all’interno della chiesa e nella vita di fede, ma non dobbiamo assolutamente dimenticare il valore salvifico del corpo sacrificato e del sangue versato da Cristo per la nostra redenzione. Abbiamo appena celebrato nei misteri del Natale la incredibile novità di un Dio che si fa uomo, del Verbo che si fa Carne, e la gioia di questo evento deve riempire tutta la nostra vita, nella concretezza delle nostre parole e opere di ogni giorno. Per molti magari non è facile accettare che il Figlio di Dio sia venuto sulla terra per parlarci dell’Onnipotente e della sua volontà di pace, amore, fratellanza universale e della sua tenerezza di Padre che sa assumere a volte anche le caratteristiche amorevoli di Madre dolcissima. Ma forse diventa ancor più difficile, ma è decisivo, riconoscere come la misericordia di Dio, che attraverso il dono dello Spirito ci libera dal male e dal peccato, è costata un caro prezzo a Gesù. Egli infatti non è morto solo per darci un bel esempio di sopportazione e bontà, perdonando fino all’ultimo anche i suoi uccisori, ma soprattutto per espiare nel suo corpo il nostro male. Nel fare la comunione al suo corpo e sangue, noi che siamo beati perché chiamati alla cena dell’Agnello, come diciamo ogni volta prima di accostarci al sacramento, riconosciamo la verità e il valore del suo sacrificio, accettando però anche di divenire partecipi e collaboratori della sua opera, pronti anche noi ad accettare il male che può capitarci, per accidenti natura- li o per la malvagità degli uomini, come via privilegiata per giungere alla piena realizzazione della volontà di Dio. Non siamo certi che Andrea e i primi discepoli abbiamo capito tutto questo subito, ma hanno scelto di stare con lui per conoscerlo meglio, diventando suoi familiari. Cominciamo allora anche noi a seguire seriamente Gesù pronti a imparare da lui la piena disponibilità alla volontà di Dio per il bene nostro e dei nostri fratelli tutti.

(Sul mio canale youtube trovate il video della riflessione: https://youtu.be/12tQmxs36ts ) 



Nella foto, don Natale Grassi Scalvini, autore della riflessione