Crema News - La riflessione di don Natale Grassi Scalvini

I Domenica di Avvento A

La Parola:      Is 2,1-5  Sal 121  Rm 13,11-14  Mt 24,37-44

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».


Il brano del vangelo di oggi, pur aprendo il nuovo anno liturgico e il nuovo periodo dell’Avvento sembra invece continuare la riflessione sul tema del secondo e definitivo ritorno di Cristo, il Re dell’universo, quando porterà a compimento la sua opera di redenzione eterna e universale. In realtà, dopo le immagini terrificanti e spaventose proposte nelle ultime settimane, che pure ormai ci son sembrate meno terribili di quanto fossero in passato, vista la nostra assuefazione a eventi cosi calamitosi come guerre e disastri ambientali, la parola di Gesù oggi tocca il punto centrale, quello che davvero ci dovrebbe spaventare. Anche ai nostri giorni, come a quelli di Gesù e addirittura similmente ai tempi mitici del diluvio universale, l’evento veramente drammatico che ci deve far pensare è proprio la superficialità e la banalità del quotidiano per cui nessuno si accorse di nulla finche non è accaduto l’irreparabile. L’attesa di cui parla Gesù non è una spasmodica situazione di ansia perenne che blocca ogni nostra azione, ma non è neppure una sensazione di ineluttabilità per cui possiamo continuare ad arrabattarci nelle nostre cosette di ogni giorno come se non dovesse mai accadere nulla di veramente decisivo per la nostra vita terrena ed eterna. Infatti il grande rischio per noi che da diversi anni e ogni anno, prepariamo la venuta del Signore nel Santo Natale come un evento di tradizione, è quello di vivere questo tempo come la tranquilla ripetizione di quanto già fatto da sempre, fin da bambini, con l’unica novità legata magari a qualche nuova statuina del presepe o qualche lucina in più sull’albero. Sarebbe davvero triste se la nostra attesa del Salvatore si riducesse solo a questo. Chi ha provato lo sconcerto e terrore di trovare violata e derubata la propria abitazione sarà invece più pronto a comprendere il suggerimento di Gesù alla vigilanza quotidiana. Oltretutto lui vuole metterci in guardia dalla perdita non di qualche bene materiale, che per quanto prezioso è pur sempre relativo e recuperabile, ma piuttosto ci vuole premunire dal trovarci impreparati di fronte a ciò che davvero conta e può dare significato anche a tutte le nostre cose quotidiane, spalancandoci al valore eterno della nostra vita e delle nostre opere. Dobbiamo già da oggi esser pronti a riconoscerlo, preparandoci con un allenamento quotidiano nel saper scorgere la sua presenza nel fratello bisognoso, a partire proprio dalle nostre case, dove tante volte, nonostante la vicinanza, viviamo con molta superficialità e distacco, fino ad interessarci di cuore per ogni necessità che si presenta attorno a noi e nel mondo intero. Non lasciamoci rubare nulla, anticipiamo con il dono quotidiano di noi stessi il gioioso incontro con Gesù, il nostro redentore.

d. Natale