Crema, 08 luglio 2016

Gent.mo Direttore,

mi permetto di condividere alcune righe in merito al tremendo omicidio di Fermo, in cui una persona di origini nigeriane è stata uccisa a colpi di spranga da un noto ultrà della squadra di calcio locale. Ho usato volutamente la parola persona perché, e questo caso ce ne fornisce una impressionante immagine, si perde con una facilità inaudita la cognizione dell’altro come proprio simile. Il delitto ci agita tra sentimenti di sgomento, di rabbia e di tristezza. Tuttavia, se vogliamo provare a recuperare - a fatica - un poco di lucidità, dobbiamo ammettere che non possiamo stupirci più di tanto di fronte ad questo episodio anche se così agghiacciante. Non è forse questo il prodotto di azioni di organizzazioni razziste e neofasciste colpevolmente tollerate e di una propaganda alimentata da varie forze politiche e da irresponsabili uomini politici (di caratura nazionale ma anche da tanti ometti locali) che, per uno squallido tornaconto nazionale, non esitano a parlare di invasione, di terroristi, di negri e di scimmie? So di usare termini giornalisticamente forti tuttavia dobbiamo guardare in faccia alla realtà che è, da anni, in cosciente costruzione nel nostro Paese: una disumanizzazione di chi é diverso, negro, musulmano, gay. Il dominio sull’altro, perché più debole per qualche ragione, pare essere una componente del nuovo modello di uomo bianco, italico, un po’ nazionalista, para cristiano. L’annichilimento dell’altro, dopo averlo insultato e barbaramente picchiato non è che la conseguenza del suo disconoscimento del piano umano (ha un’origine molto diversa la strage di donne picchiate e violentate dagli uomini?).

Caro Direttore, io penso che sia davvero venuto il momento in cui ognuno di noi, anche nell’ottica di rendere migliore il nostro Paese, si impegni concretamente e fattivamente a muoverci verso il superamento dell’integrazione per costruire un’Italia inclusiva. Ribadisco: superare l’integrazione per includere. Tutte e tutti. Credo che il primo passo sia che i vari politici, anche locali che tanto spesso strumentalmente si riportano alla tradizione cristiana, facciano un passo indietro smettendola di essere propagatori d’odio i cui frutti sono, ahimè, quelli che vediamo. Restiamo umani.

Franco Bordo, deputato di Sel

Nella foto, la vittima con la moglie