Crema, 15 maggio

Pentecoste

La Parola: At 2,1-11 Sal 103 Rm 8,8-17 Gv 14,15-16.23-26:

La quotidianità toccata dallo straordinario. Anche così possiamo intendere la festa di Pentecoste che porta a pienezza la gioia della Pasqua. La parola di Dio ci presenta infatti da una parte la normalità della vita cristiana, quel comandamento dell’amore su cui deve basarsi ogni parola e gesto del cristiano, e dall’altra i segni straordinari che, secondo il racconto di S. Luca, hanno caratterizzato la mattina di Pentecoste. Poiché sappiamo bene che attira più attenzione un albero che cade rispetto alla foresta che cresce, tutti noi siamo qui a desiderare che si rinnovino i prodigi della Pentecoste, perché il mondo creda e sia salvato. Ma Gesù è chiaro: il compito dello Spirito non è sistemare le cose, ma ricordarci ciò che il Maestro ci ha insegnato, appunto il segno dell’amore verso di Lui e verso i fratelli. Solo così, mettendo in pratica quotidianamente le dolce legge dell’amore, possiamo sperare di convincere il mondo che davvero il Signore ci vuole bene e che, da risorto, ci guida lungo i sentieri del tempo con la forza e dolcezza dello Spirito Santo. Certo soffriamo nel vedere come tanti nostri fratelli seguono strade lontane dai comandamenti di Dio. Ma purtroppo siamo più pronti a chiedere l’intervento dello Spirito perché soffi nei cuori degli uomini e li conduca alla conversione piuttosto che a chiedergli la forza e i il coraggio di convertire innanzitutto il nostro cuore e le nostre opere alla ricerca di quel bene comune che solo nell’amore di Dio possiamo costruire. In un mondo che ha fatto della materialità e della tecnica il metro di giudizio e il valore unico delle cose, c’è davvero tanto bisogno di Spirito, per ridare fiato e sostanza ai valori più profondi della persona. Rispettare le scelte di tutti non vuol dire stravolgere la verità della realtà umana. Tutti dobbiamo amare, e lo dobbiamo fare non tanto censurando gli sbagli altrui ma suggerendo concretamente il modo divino di amare. Noi cristiani siamo chiamati per primi a testimoniare quel progetto scritto nel profondo di ogni nostra più piccola cellula, desiderosa solo di continuare il miracolo della vita. Chiamati a testimoniare a tutti, come han sempre fatto le nostre famiglie, che proprio rinnovando nell’incontro tra uomo e donna il prodigio della creazione, possiamo rinnovare la faccia della terra, grazie anche allo Spirito che ‘è Signore e da la vita’.

Nella foto, don Natale in vetta