Crema News - Commenti sulle elezioni del presidente della provincia

Crema, 25 novembre 2019

Sabato si sono svolte le elezioni per scegliere il presidente della provincia. Che era già stato scelto, visto che c'era un candidato solo e a nulla influiva il misero 22.5% degli aventi diritto che si sono recati a votare. Le elezioni e l'eletto non mettono comunque la parola fine alla diatriba cominciato lo scorso 9 settembre, quando il segretario generale della provincia dichiarò ineleggibile proprio Mirko Signoroni, ora rieletto. C'è ancora una causa che pende e che verrà discussa il 12 dicembre.

Di seguito un commento di Antonio Grassi, da sempre contrario a queste elezioni e dei Verdi.


"La politica provinciale è sul Titanic, ma chi è deputato a porre rimedio all’emergenza, continua a far suonare l’orchestra.

L’andamento della seconda elezione del presidente della Provincia, a circa tre mesi dalla prima, è l’iceberg che l’ha colpita. Questi i numeri: totale elettori 1.305, votanti 291, elettori non pervenuti 1.014, voti assegnati al neopresidente 281.

Come possa essere rappresentativo un presidente eletto con queste cifre dovrebbero spiegarlo le segreterie di partito che hanno portato al risultato. Invece, garantito al limone, continueranno a suonare l’orchestra e ci aggiungeranno anche la grancassa. Diranno che con questa votazione si è usciti da un stallo istituzionale pericoloso. Intenzione nobile, ma dovrebbero anche precisare che lo stallo blocca nomine in enti e commissioni di competenza dell’amministrazione provinciale.

La politica non è l’esibizione di muscoli e neppure l’arroganza di pseudo maschi alfa. E’ l’arte della mediazione, della capacità di trovare soluzioni a situazioni complesse. E’ l’abilità di negoziazione. E’ la volontà di cercare un accordo che soddisfi le parti in causa. In ultima analisi, di trovare intese favorevoli ai cittadini. In questa circostanza tutto questo non è avvenuto. La politica ha fallito.

A essere pignoli, i cittadini hanno subito un danno: dovranno pagare le spese della seconda chiamata alle urne. Nella prima adunata le segreterie di partito hanno presentato un candidato ineleggibile, che è stato eletto. Si è dimesso e di conseguenza si è ritornati alle urne. Al luna park o al mercato direbbero altro giro, altro regalo.

Se si esamina la situazione senza ipocrisie del politicamente corretto, ma si dice pane al pane e vino al vino, non si può negare che la classe politica provinciale non è eccelsa. Per carità, non scarsa, più banalmente non da Champion League. Forse neanche da serie A. Probabilmente da serie B. Per i più caustici, è una dirigenza di dilettanti allo sbaraglio. Ma è ingiusto. Cremona e la sua provincia meritano almeno la serie A.

Cremonesi, cremaschi e casalaschi hanno la necessità di rappresentanti che non intendano la politica uno scontro, ma un dialogo. Che ai bicipiti preferiscano il cervello. Che utilizzino la dialettica invece che i social. Non si pretende degli Aldo Moro con le convergenze parallele e neppure suoi ologrammi o brutte copie. Basterebbero delle bozze.

C’è un altro dato che merita una riflessione.

Alle urne si è recato il 17,74 per cento degli aventi diritto al voto degli 85 Comuni fino a 3000 abitanti. La percentuale sale al 60,34 per cento per i due comuni sopra i 30mila:  Cremona e Crema.

Il voto ponderato allarga la forbice. Il neo presidente è stato eletto con 33.840 voti. Le due corazzate hanno portato 17mila consensi. Il resto del contado 16.840.

Per il presidente eletto hanno votato 281 elettori. Di questi, 34 sono amministratori di Cremona e Crema e 247 amministratori del contado. Deduzione: Cremona e Crema hanno deciso. Hanno seppellito il contado. È la legge Delrio, bellezza! Ma è anche la teoria del Marchese del Grillo. «Mi dispiace, ma io so' io e voi non siete un cazzo». Non sta scritto da nessuna parte che non si possa cambiare.

Piccolo può essere bello, essere portaborracce e servi della gleba un po’ meno. Una riflessione su questo tema e sulla politica in provincia di Cremona sarebbe auspicabile. Indispensabile per ritrovare una unità del territorio. Per crescere. Altrettanto augurabile sarebbe che i manovratori del Titanic abbandonino l’uso di steroidi e passino alla camomilla. O, come si usava un tempo, all’Acutil fosforo.

È il momento degli stati generali della politica provinciale. Del passo indietro dei partiti, della valorizzazione dei piccoli Comuni e del civismo. E’ una proposta. Un tentativo per salvare il Titanic.


Antonio Grassi (sindaco di Casale Cremasco)


...quello dei Verdi...


Alle ultime elezioni del 2019 per eleggere il Presidente della Provincia di Cremona tenutesi con il suffragio universale, si recarono al voto 220.913 elettori pari al 77, 7 degli aventi diritto. Alle elezioni di sabato 23 novembre 2019 si sono recati a votare 281 elettori su un totale di 1305 aventi diritto. Una esigua minoranza che ci riporta indietro nella storia quando a votare erano solo i “grandi elettori” delle dinastie imperiali.

Ora ci domandiamo, che rappresentatività può avere un Presidente della Provincia eletto da 281 persone?

Si dirà che la legge oggi è questa, ma noi diciamo subito che questa legge, cioè la riforma Delrio, è una pessima legge che ha declassato il ruolo delle Province ad Enti di secondo livello snaturandone le funzioni, riducendone le risorse, dimenticando che l’Ente Provincia dopo i Comuni è l’Istituzione più vicina ai cittadini ed al territorio.

Assegnare ad una esigua minoranza concentrata per lo più nei due grandi comuni della provincia questa elezione medianti i voti ponderati (cioè voti che valgono molto di più degli altri) significa ridurre gli spazi di democrazia allontanando i cittadini dalle istituzioni.

E’ sotto gli occhi di tutti come la riforma Delrio sia diventata l’anticamera per lo svuotamento delle competenze dell’Ente Provincia senza che ci sia alcuna reale alternativa dal momento che i Comuni da soli non hanno la possibilità di pianificaresu di un’area vasta. E le cosiddette “aree omogenee” prive di risorse hanno scarsa o nulla capacità di operare.   Per questo come ambientalisti che individuano nell’Ente Provincia un baluardo istituzionale a difesa dell’ambiente e del territorio intendiamo costituire un fronte comune per il ripristino della partecipazione democratica nell’elezione degli Organi provinciali.


Andrea Ladina   (presidente della Federazione provinciale dei Verdi)


...e quello di Fratelli d'Italia

Al Pd piace vincere facile,è ormai abituato ad essere minoranza nel paese ma contemporaneamente essere al governo. La stessa trama si è replicata per la elezione del Presidente della provincia di Cremona: aventi diritto al voto 1305, votanti 281!.Solo questo semplice dato dovrebbe far capire al Presidente(??) Signoroni di non poter essere rappresentativo per il territorio e sicuramente, visto il risultato,con un sussulto di dignità dovrebbe farsi da parte.

La sua elezione , frutto di un "accordo" tra il PD e alcuni esponenti provenienti dal centrodestra, ormai marginali, è altamente divisiva e certamente poco credibile.

Un esempio su tutti:come è possibile per il Partito Democratico essere alleato a Cremona con il consigliere Beretta, ferreo oppositore del PD e del sindaco Bonaldi a Crema? Non esiste un problema di coerenza per entrambi?. Misteri della politica e non ci si giustifichi parlando di avere operato per il bene comune del territorio.

Se si fosse voluto avere davvero un candidato condiviso da tutte le forze politiche e, soprattutto, da tutti i sindaci e gli amministratori del territorio il percorso dovrebbe essere stato diverso.Questo non è avvenuto e il risultato ottenuto dal PD e dai suoi "alleati" è ,non solo avere ancora una volta diviso il territorio, ma aver dimostrato coi 

fatti che l'unico obiettivo, l'unica strategia, è il mantenimento delle "poltrone",anche se poche.

Complimenti, dei veri fenomeni!

Adesso l'unica strada percorribile per una vera strategia a tutela di tutti i comuni della nostra provincia,sia quelli di grandi dimensioni ma soprattutto di quelli più piccoli che sono privi di risorse importanti,è creare una vera unità del territorio, ma con azioni concrete, realizzabili e soprattutto di largo respiro, obiettivi che le diverse realtà sul presente, ad esempio area omogenea, non riescono a realizzare. Vogliamo chiamarli Stati Generali per la politica del territorio o in altro modo non importa,ma veramente importante è iniziare a lavorare subito.

Noi ci siamo!

 

Giovanni De Grazia (coordinatore cittadino circolo FdI Crema)