Rivolta D’Adda, 27 gennaio 2023

(Gianluca Maestri) Fra le tante storie di internati nei lager nazisti che meriterebbero di essere raccontate in occasione della giornata della memoria c’è anche quella di un rivoltano, Rosolino Tadini, medaglia d’onore conferitagli dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, fucilato dai tedeschi nel campo di concentramento di Mauthausen poco prima che questo venisse liberato dall’armata rossa.

A raccontarla è il nipote, Luigi Tadini. 

“Mio zio era nato a Rivolta il 3 settembre 1924, in cascina Galvagna. Era militare di leva presso il Genio Ferrovieri di Castel Maggiore (Bologna) quando, a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943, con i suoi commilitoni venne prelevato dalle SS e deportato in Germania per essere internato, a quanto mi risulta, nel lager di Dachau.

In base alle mie ricerche emerge come dalla Germania sia stato trasferito all’inizio del 1945 nel lager di Mauthausen che probabilmente era il peggiore fra tutti questi luoghi di orrore e di morte passati tragicamente alla storia. Lì vicino c’era infatti una cava dove lo zio e gli altri compagni di prigionia venivano fatti lavorare in condizioni disumane. Molti morirono di stenti. Chi resistette morì fucilato, come nel suo caso, poco prima che l’esercito russo liberasse il campo”. 

Rosolino è sepolto proprio a Mauthausen, nella stessa fossa comune che contiene i corpi del marinaio Marco La Penna, del soldato Mario Marsella, del soldato Gianluigi Risso e di un soldati ignoto. Li ricorda una lapide a forma di croce sulla quale sono incisi i loro nomi. Lapidi che sono a centinaia, tutte di prigionieri italiani; simbolo, come tanti, della follia di quel tempo. 

“A casa a Rivolta –prosegue Luigi Tadini- si è sempre pensato che lo zio fosse deceduto in Germania per il semplice fatto che erano stati i tedeschi a prelevarlo. In questi ultimi anni ho scoperto che è stato internato a Dachau per poi essere trasferito a Mauthausen, dove è morto e dove gli austriaci lo hanno sepolto.

Come unica sua testimonianza abbiamo una lettera, consegnataci dalle autorità presso cui abbiamo presentato richiesta tramite Giuseppe Strepparola di Rivolta ed il cav. Virginio Fontana di Vailate per ottenere la medaglia d’onore, che egli scrisse ai suoi famigliari poco prima del Natale del 1944 nella quale diceva loro di essere in Germania rassicurandoli sulle sue condizioni di salute. 

Personalmente –conclude Luigi- sono stato in visita a Mauthausen due volte, la prima con mia moglie e la seconda ancora con mia moglie e con mia sorella e suo marito e ho potuto visitare la tomba dello zio e posarvi dei fiori”.


Nelle foto, Rosolino Tadini, la medaglia, una sua lettera e la lapide