Crema, 15 marzo 2023

(Luigi Dossena) Prima parte del secolo ricca di novità interessanti e qualcuna anche da vergogna. nel 1902 finisce la costruzione del ponte situato oggi in via Cadorna. Poco prima dello scoppio della Grande guerra partono i lavori di restauro ai pinnacoli del Duomo, che vogliono porre rimedio ai danni procurati dal terremoto del 1802. L'anno prima, nel 1912, ci sono i lavori dell'acquedotto, mirabile opera che ancora oggi approvvigiona di acqua la città, ma che per essere attiva deve attendere otto anni. Dapprima, nel 1917 la costruzione viene collaudata e poi, nel 1920, comincia a distribuire l'acqua. Il progetto è dell'architetto milanese Francesco Minorini. Sempre nel 1912 l’ex chiesa di San Domenico viene trasformata in mercato ortofrutticolo.

Sfregio alla cultura e anche alla città. Il S. Agostino è adibito a stalla e i cavalli sono sistemati anche nella sala Pietro da Cemmo e siccome gli affreschi danno fastidio, la sala viene di nuovo completamente imbiancata! I dipinti erano stati riportati alla luce solo 45 anni prima. Siamo nel 1919 e proprio in quell'anno nasce l'istituto musicale Folcioni, in quella che è oggi piazza Moro, che diventa una piazza dopo l'abbattimento della grande chiesa di S. Marino, avvenuto nel secolo precedente e lo spostamento del monumento a Vittorio Emanuele II.

Pezzi di mura dell'antico castello vengono abbattuti, per esempio in via Monte di Pietà, per far passare le auto. Nel 1922 viene inaugurato il velodromo, che diventerà il terzo circuito più importante d'Italia, oggi, dopo mille vicissitudini, in fase di restauro. Il primo presidente della società Moto velodromo che lo gestisce fu il conte Antonio Rossi Martini. Fuori le mura, a Sergnano, si costruisce un ponte sul Serio che guarda a Casale e costerà 690mila lire, mentre poco più in là, a Vidolasco, emergono le vestigia di una civiltà molto antica, con palafitte e case. Nel 1923 altro sfregio per la città. Il regime fascista sopprime il tribunale, dopo 61 anni di esercizio della giustizia, storia rivissuta 90 anni più tardi. La stampa, non molto libera all'epoca, vede in edicola sette giornali, tra i quali il Nuovo Torrazzo, che comincia le pubblicazioni nel 1923.

Siamo nel 1928 quando Crema diventa più grande, fagocitando Ombriano, S. Maria della Croce e S.Bernardino, che cessano di essere comuni dal 14 maggio. Nel 1930 arriva l'illuminazione elettrica che sostituisce quella a gas, ma che vede anche i lampioni funzionanti passare da 137 a 88. Il 25 aprile del 1931 c'è l'ultima corsa del Gamba da legn, che non riesce più a far fronte alla concorrenza delle auto e perde ben mille lire il giorno.

Crema diventa una città industriale. Ma quella è un’altra storia, la prossima.



1902 costruzione del ponte di via Cadorna

1920 l'acquedotto comincia a erogare l'acqua in città

1923 escono il Nuovo torrazzo e altre sei testate

1903/1908 vengono abbattute le mura in via Monte di Pietà

Inizi del '900, ecco la città

1913 lavori ai pinnacoli del Duomo

1930 viene costruito un ponte tra Sergnano e Casale

1912 l'ex chiesa di S. Domenico diventa mercato

1928 Crema ingloba Ombrano, S. Bernardino e S. Maria della Croce



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(LI)

(Luigi Dossena) Siamo nel 1797, nel mese di dicembre e ci sono i francesi che con la loro rivoluzione, rivoluzionano anche il calendario. E così nel mese di fruttidoro dell'anno primo cisalpino (appunto dicembre 1797) ecco apparire in città il Cittadino cremasco, primo quotidiano della storia. Passiamo il secolo per vedere che nel 1804 il demanio di Lodi decidere di vendere il castello di Porta Serio, il quinto maniero della storia di Crema, che affonda la sua costruzione nel 1335. La vendita a tre lodigiani è finalizzata alla sua demolizione e frutta 34mila lire. La distruzione del castello avviene nel 1809 a opera del capomastro Gaetano Viscardi e sullo spazio che si crea verranno costruite, nel 1822, le abitazioni che vanno da quello che una volta era l'albergo Sole, in piazza Garibaldi a Porta Serio.

Atto di forza di Napoleone che vuole imporsi al potere della Chiesa e lo fa nominando i vescovi. Tommaso Ronna, parroco a Milano in S. Babila, nel 1806 viene nominato undicesimo vescovo di Crema, ma la bolla viene emessa ufficialmente solo il 28 marzo 1812.

Nel 1806 muore a Bologna la celebre cantante Brigida Giorgi. Aveva 49 anni ed era celebre in Italia ed Europa per la sua splendida voce. Era figlia di un suonatore ambulante che girava le vie di Crema e del cremasco. Sempre nel 1806 la città annovera ben sei caserme dove vivono numerosi gendarmi, per preservare l'ordine e difendere la dominazione francese. Servirà a poco perché a breve torneranno gli austriaci. Ancora nel 1806 viene istituito in città l'ufficio del registro, mentre nel 1809 si inaugura il cimitero maggiore, in via Camporelle, nel posto dove è ancora oggi, su progetto dell'anno precedente dell'ingegner Antonio Maridati. Sempre quest'anno è aperta in città una casa per i vecchi indigenti, l'albergo dei poveri. In autunno, sul campanile di S.Bernardino, secondo per altezza in città, si installa il telegrafo ottico, un sistema di comunicazione basato sulla luce che permette di passare notizie a grandi distanze in tempo relativamente brevi.

Il 20 aprile 1814 gli austriaci rientrano in Crema. E' la fine del regno d'Italia e in città i nuovi padroni danno ordini al podestà Benvenuti. L'anno successivo nasce il Lombardo Veneto, con tanto di giuramento del consiglio comunale di Crema nella sala del consiglio.

Siamo nel 1816 quando gli austriaci ristabiliscono la provincia Lodi Crema, che resterà attiva fino al 1859 (anno in cui cade il Lombardo Veneto), ma che vedrà il capoluogo sempre e solo a Lodi. Sempre in quell'anno grandi feste in città per la visita di tre giorni dell'imperatore d'Austria Francesco I, ospite a palazzo Benvenuti, oggi sede del seminario, con il musicista Stefano Pavesi che lo allieta con la sua musica nel teatro del Piermarini. In questa occasione l'imperatore concede il titolo di città regia a Crema.

Intanto un nobile cremasco inventerà una pistola a più colpi, senza però brevettarla. Ma questa è un'altra storia, la prossima.


(LII)

(Luigi Dossena) Primi anni del XIX secolo che vedono nascere e fiorire a Crema grandi musicisti che si affermano ben più lontano delle mura amiche, quattro dei quali, per sorte, videro la luce in via Civerchi. Ebbero i natali in quella via Giovanni Bottesini (1821), Ranuncio Pesadori (1800), Vincenzo Petrali (1830) e parecchio prima Francesco Cavalli (1602). Contemporaneo dei primi tre fu Giovanni Vailati, nato a S. Stefano nella cascina Torchio nel 1815, artista cieco, chiamato il Paganini del mandolino e amico di Giuseppe Verdi, con il quale suonava spesso. Vailati venne chiamato alla corte della regina Margherita per far ascoltare la sua arte. Prima di lui, portò la musica di Crema in Italia Stefano Pavesi, nato nel 1779 a Casaletto Vaprio. Lui suonò davanti a Francesco I, l'imperatore d'Austria venuto a Crema, accolto nel teatro del Piermarini e omaggiato della maestria di Pavesi.

Ma in quei tempi a far parlare di sé fu il nobile Cesare Rosaglio (1788-1857). Rosaglio sarebbe passato alla storia come l'inventore del revolver. Infatti nel 1830 fabbricò una specie di fucile con caricatore a cinque colpi, che divennero poi sei e infine dodici. Siamo nel 1826, anni prima che Colt brevettasse la sua pistola a ripetizione, chiamandola Revolver (dal latino revolvere, ritornare) appunto perché, grazie al tamburo rotante, dopo un colpo in canna ne arrivava un successivo. Colt passò alla storia, Rosaglio no. Ma del suo fucile a ripetizione oggi ne esistono ancora tre esemplari: uno a Torino, nell'armeria reale, uno a Venezia e uno a Crema, a casa di un privato.

Al di là di musicisti e inventore, gli albori del XIX secolo vedono fatti importanti. Per esempio, la costruzione del piazzale Rimembranze nel 1817, opera dell'ingegner Luigi Massari e quella del viale di S. Maria che, partendo dal piazzale arriva fino alla Basilica, la nascita degli 'Stalloni' nel terreno dell'ex convento S. Maria Mater Domini, la demolizione del Ghirlo, che chiudeva a est piazza del Duomo, dando così origine alle odierne quattro vie. Nel 1819 Crema viene dotata di una rete di scolo, la città è tombinata in modo che le acqua piovane e i rifiuti vengano convogliati nelle tre rogge centrali e poi nel Serio. Nel 1825 Antonio Allocchio apre la prima agenzia di assicurazione, mentre nel 1830 viene abbattuta la chiesa di S. Agostino, dismessa da oltre trent'anni. Ci furono anche scempi, come l'abbattimento della cupola della chiesa di S. Agostino, nel 1809 perché faceva ombra al telegrafo ottico...

Sempre in quegli anni a Crema si gioca la prima partita di pallone, ma questa è un'altra storia, la prossima.


LIII

(Luigi Dossena) Siamo nella prima metà del XIX secolo, quando a Crema la vita media è di 30 anni e quattro mesi, ma scende a 22 anni e 4 mesi nelle campagne.

L'inizio del secolo è percorso dalla vicenda di Paolo Ghedi, sarto cremasco autore di efferati delitti, impiccato poi a Campisico di Capralba nel 1816 e anche oggi ricordato con una lapide nel bosco Canito nella località nota come Busa da Ghed.

Tempo di grandi novità per la città, che vede l'istituzione del corpo dei pompieri, nel 1835, dove il comando è affidato all'ingegner Luigi Massari, vero fac totum cittadino, autore di opere importanti, come piazzale Rimembranze e il viale S. Maria. Morirà nel 1847, a 90 anni, dopo aver scritto un libro di memorie, prezioso documento della storia della sua epoca. Sempre in quell'anno la diocesi di Crema si stacca da Bologna e viene assoggettata a Milano per volere di papa Gregorio XVI. Arriva un'epidemia di colera, nel 1836, che uccide 175 persone in città (su 8410 abitanti) e 564 nel cremasco (che contava 38.043 residenti). Arriva in città Ferdinando I d'Austria che era stato a Milano per ricevere la corona ferrea di re del Lombardo Veneto. Il 18 settembre è ospite con la consorte Maria Carolina di Savoia del conte Girolamo Vimercati.

Nel 1841 si fonda l'istituto delle Figlie della carità, oggi Canossiane, con sede nell'odierna via Urbino. L'anno successivo viene costruito, su progetto del lodigiano Baldassarre Corbetta il mercato austroungarico che sarà dedicato all'imperatore Francesco I ed è il primo mercato coperto di Crema. Dal 1843 c'è un servizio di diligenza con Milano per chi vuole andare nella capitale. Sarà Antonio Rampazzini a condurre la società di trasporti che ha sede nell'odierno palazzo Marazzi.

Arriva la prima banca. Nel 1843 entra in attività la Cassa di risparmio delle province lombarde, con sede in piazza Duomo. Resterà lì fino agli albori del 2000. Arriva anche la prima partita di pallone, con tanto di manifesto celebrativo. E' il 12 giugno 1844 e scendono in campo appena fuori Porta Serio due formazioni di sei giocatori, contraddistinti dai colori nero bianchi e gialloblu formati dalle famiglie Benzoni e Benvenuti.

Nel 1845 apre la prima biblioteca, con sala di lettura capace di contenere 80 persone e nel 1847 il comune delibera di costruire il Campo di Marte, che sarà adibito alle manovre militari della fanteria e della cavalleria. Sarà utilizzato per scopi militari fino al 1918 per poi essere trasformato in un giardino pubblico.

Il 18 marzo Milano insorge contro gli austriaci. E' la prima delle cinque giornate e il maresciallo Radetzky emette un editto di ammonimento contro chi si volesse associare alla rivolta.

Ma questa è un'altra storia, la prossima.


LIV

(Luigi Dossena) Cinque giornate di Milano, dal 18 al 22 marzo 1848, con il cremasco Ottaviano Vimercati che s mette in mostra sulle barricate. Anche a Crema arrivano gli echi della rivolta contro gli austriaci e anche qui i cremaschi scendono in piazza. E' il 19 marzo quando nella sommossa vengono uccisi sei cremaschi. Qualche giorno dopo, il 25, ben 20mila soldati austriaci passano in città, in fuga da Milano, al comando del maresciallo Radetzky che pernotta a casa di Enrico Martini. Restano tre giorni e se ne vanno con nove ostaggi. Il 30 marzo arriva Luciano Manara, che guida la rivolta. Viene formato un governo provvisorio di Crema, al vertice del quale c'è Fortunato Albergoni, il quale il 1° aprile accoglie re Carlo Alberto, che è ospite, anche lui, di Enrico Martini. Due settimane più tardi Albergoni viene sostituito da Giacomo Guarini che diventa Podestà. Le sorti della guerra arridono agli austriaci che tornano in Lombardia e rientrano in Crema con squadre di Ussari e Ulani, il 1° agosto e i patrioti cremaschi fuggono in Piemonte.

Nel 1850 viene scattata la primo fotografia a Crema. Immortala la famiglia Chiappa, con dodici persone che sono i progenitori del dottor Chiappa fondatore della omonima farmacia.

Tra una guerra e l'altra arriva anche un'epidemia di colera, nel 1855 che stermina 524 cremaschi (su una popolazione di 48mila).

Arriva il treno. Siamo nel 1856, quando Crema decide di concorrere con altri paesi del territorio per acquistare terreni sui quali passerà la ferrovia. Per avere questo servizio, le aree acquistate dai comuni dovranno essere cedute gratuitamente alla Società delle strade ferrate che vi costruirà la ferrovia da Cremona a Crema e a Treviglio, per poi andare a Milano (sembra oggi).

Siamo nel 1858 quando vengono costruiti i giardini pubblici nella zona di Porta Serio. Lì c'era un laghetto formato dalle rogge Crema e Fontana che sarà prosciugato per far spazio alle piante. Ma è sempre la guerra a scandire i tempi, con gli austriaci di nuovo in rotta e di passaggio in città, il 12 giugno 1859, inseguiti dall'esercito piemontese e francese. Per rendere la fuga efficace, gli austriaci abbattono il ponte sul Serio. Viene nominato un nuovo podestà, Luigi Viola che non ha vita facile, visto che il 1° agosto Enrico Martini e i suoi adepti si scontrano con gli amministratori. La sommossa viene sedata dalla Guardia nazionale in arrivo da Lodi e nel ruolo di podestà è nominato Girolamo Fadini. Nella città teatro di passaggi di truppe arriva anche il re Vittorio Emanuele II. E' il 19 settembre e non è ancora re d'Italia. Viene ospitato nel palazzo Terni. Il 23 ottobre ha fine la provincia Lodi-Crema, con la nostra città che viene staccata e aggregata a Cremona, ma con la qualifica di capoluogo di circondario.

Il conte Enrico Martini resta molto attivo nella politica non solo locale e fonda il settimanale L'eco di Crema, il cui direttore è Ferdinando Meneghezzi, professore di latino al Ginnasio.

Il 5 marzo 1860 viene nominato il primo sindaco di Crema che è Angelo Cabini.

Arriviamo al 1860, quando il 5 maggio da Quarto parte la spedizione dei Mille, agli ordini del generale Giuseppe Garibaldi, della quale faranno parte 67 cremaschi.

Ma questa è un'altra storia, la prossima.


LV

(Luigi Dossena) Quanti erano i cremaschi che si unirono a Garibaldi nella spedizione del Mille*?. Quattro fino a qualche tempo, 85 dopo le nostre ricerche storiche. Su un totale di 117 uomini provenenti dalla provincia di Cremona, ben 85 erano i cremaschi. E di 67 abbiamo nome e cognome, riportato in una pagina dell'Eco di Crema del 1860, nella quale si dà atto della massiccia presenza nostrana. C'è da dire che non tutti partirono da Crema per raggiungere con Garibaldi Quarto, in Liguria e da lì salpare alla volta di Marsala, all'alba del 6 maggio 1860. Si ha notizia che 12 cremaschi partirono dal Piemonte, 20 da Milano, nove dal milanese e i restanti da Crema. A favore della spedizione il nostro comune stanziò 1500 lire e ci sono alcune fotografie che vari cremaschi scattarono con Garibaldi. Già allora c'erano i selfie... Inoltre, dopo lo sbarco e la risalita della Sicilia e della Calabria, c'è una lettera scritta da Camilo Capetti della spedizione nella quale si afferma che i nostri concittadini sono tutti vivi e sono passati indenni dalla battaglia di Milazzo.

Fatta l'unità d'Italia, consegnato quanto conquistato nell'incontro di Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, finite le guerre, per il momento, c'era il problema di come impiegare il generale Garibaldi, l'eroe dei due mondi che. ricordiamo, era rimasto ferito a una gamba. A qualcuno venne in mente di incaricarlo di inaugurare i tiri a segno che nascevano come funghi nelle varie città. Anche Crema non fu da meno e nel 1862 ecco pronto il campo. Si viene a sapere che Garibaldi è a Milano e una delegazione cremasca, composta da Giovanni Tensini, Luigi Baletti e Antonio Milesi è incaricata dall'amministrazione comunale di andare dal generale e invitarlo a Crema per l'inaugurazione del tiro a segno. La mattina del 25 marzo 1862 i tre cremaschi, alle 9, incontrano Garibaldi. Tensini gli ricorda che Crema ha dato ben 85 volontari ai suoi Mille. Lui accetta l'invito e concordano che sarà a Crema il 10 aprile. Onora la promessa e arriva in città, portandosi al nuovo tiro a segno, che sorgeva sulla sinistra di Porta Serio, all'imbocco dell'attuale via Diaz, tra la nuova costruzione che guarda i Giardini e l'attuale locale da ballo. Aveva una lunghezza di 150 metri, confinava con le mura cittadine e si sparava verso sud. Dopo il fabbricato, per 800 metri vi erano solo campi incolti e nessun incidente venne mai segnalato. All'interno del tiro a segno c'era anche un luogo per il ristoro, dove si poteva bere caffè e altro. Dopo l'inaugurazione Garibaldi viene accolto in comune da dove, sporgendosi sul balcone oggi della stanza della segreteria del sindaco, parlò ai cremaschi. Una lapide, posta proprio sotto il balcone, ricorda l'evento.

Altre guerre attendono i cremaschi di lì a poco. Ma questa è un'altra storia, la prossima

LMille erano in realtà 1082, sodati provenienti da tutta Italia. Ecco la loro provenienza: Piemonte 29, Circondario di Nizza 3, Liguria 160, Lombardia 437 (di cui 179 bergamaschi; 117 cremonesi; 63 bresciani; 33 mantovani), Trentino 10, Alto Adige 1, Friuli 21, Veneto 150, Emilia e Romagna 39, Toscana 82, Marche 11, Umbria 5, Lazio 29, Sardegna 51, Abruzzo 1, Campania 17, Puglia 4, Basilicata 1, Calabria 21, Savoia 1, Sicilia 42. I rimanenti erano nati all'estero, o di provenienza ignota, o stranieri. 


LVI

(Luigi Dossena) Il cinema nasce a Crema? Poco materiale per sostenere questa tesi, ma nel 1860 appare un annuncio dove Giosuè Dell'Era promette emozioni entrando in una camera, chiamata gabinetto stereoscopico, dove si assiste a giochi di ottica. Sempre in quell'anno viene inaugurato lo stabile che accoglie le Magistrali e nel 1862 comincia l'attività il Linificio, con sede tra il Cresmiero e via Carlo Urbino. Quell'anno Giuseppe Garibaldi viene a Crema con i suoi due figli Menotti e Ricciotti per l'inaugurazione del tiro a segno e poco dopo il conte Enrico Martini, deputato e senatore del regno d'Italia, fonda la loggia massonica. Sempre nel 1862 apre a Crema il tribunale che resta operante fino a 2012; ha sede al primo piano del palazzo comunale e in città ritorna sede della sottoprefettura, abolita dagli austriaci. Il 1° gennaio 1863 è data importante perché viene aperta la linea ferroviaria Treviglio-Crema-Soresina. Per andare da Crema a Treviglio ci si impiegava 51 minuti, mentre da Treviglio a Milano ce ne volevano 56. La linea viene prolungata fino a Cremona nel mese di maggio. La stazione di Crema era costruita in legno e fu vittima di un incendio che la distrusse nella notte del 7 febbraio 1882. Oltre alle Magistrali, ecco la scuola tecnica, inaugurata nel 1863, con tre classi e 25 studenti iscritti. Nel 1864 apre la biblioteca, primo direttore il sacerdote Giovanni Solere, eminente storico e sempre quell'anno vengono istituite le scuole serali nella sede del Ginnasio con ben 230 iscritti. Ancora in quell'anno si pensa alle famiglie povere e al S. Domenico si apre un asilo che accoglie ben 100 bambini.

Nel 1864 c'è la prima esposizione agricola industriale promossa dal consorzio agrario. Data importante è l'11 agosto 1867, quando il consiglio comunale delibera di adottare l'illuminazione a petrolio per le strade di Crema. Prende il posto di quella a olio, che era stata adottata nel 1802. Durerà poco, sostituita da quella a gas.

Ma questa è un'altra storia, la prossima.


LVII

(Luigi Dossena) Anni intensi quelli dal 1868 al 1875, con accadimenti che resteranno nella storia. Proprio nel 1868 c'è il primo sciopero che si registra in città. A protestare incrociando le braccia sono 40 muratori che chiedono più soldi. Alla fine, otterranno quanto richiesto. Era il 20 aprile, mentre il 27 giugno muore l'unica testa coronata cremasca, il conte Giovanni Vimercati che aveva sposato Luigia Carlotta di Borbone, principessa di Lucca. L'anno successivo, c'è un'altra dipartita eccellente. Il 24 aprile saluta dalla sua villa di S. Bernardino (presente ancora oggi nella via che porta il suo nome) Enrico Martini, deputato e senatore del regno, fondatore della massoneria cremasca e del settimanale l'Eco di Crema, autore di giravolte politiche nei suoi anni di parlamentare e ascoltato consigliere del re Vittorie Emanuele II e di Camillo Benso conte di Cavour. Nel 1870 presso il notaio Luigi Meneghezzi nasce la banca Popolare Agricola di Crema. Vengono sottoscritte 700 azioni da 180 azionisti per un capitale sociale di 35mila lire. Primo presidente sarà l'ingegner Carlo Donati de Conti.

Nel 1871 apre la Casa della provvidenza (Buon Pastore) e l'anno successivo viene abolita la triste ruota dove vengono deposti i neonati abbandonati. Viene sostituita da un ufficio di accettazione dei piccoli senza genitori. La ruota stava in via Riva Fredda e comunicava con il palazzo Benzoni, attuale sede della biblioteca comunale. Due anni più tardi viene riaperta l'Opera pia misericordia, cioè l'orfanotrofio, in ambienti che stavano davanti all'ospedale maggiore (oggi Kennedy). In principio raccolse 24 bambini. Restò aperto fino al 1978. Era meta delle visite dei ragazzi delle scuole medie, che andavano a vedere quanto loro fossero fortunati ad avere una famiglia.

Nel 1873 nasce il corpo delle guardie municipali, cioè i vigili. Dapprima sono due e poi diventano in breve quattro e a Crema si cambia ancora tipo di illuminazione. Si passa da quella a petrolio, introdotta solo nel 1868, a quella a gas.

Nel 1874 si pone rimedio a uno scempio incredibile. Nell'ex convento S. Agostino, diventato una stalla per cavalli, torna alla luce il grande affresco dell'Ultima cena di Pietro da Cemmo, coperta da mani ignoranti con una passata di pittura banca. Si scopre anche il Golgota, che sta sull'altro lato.

Nascono in città due case di tolleranza, una in vicolo Sala, per i meno abbienti, mentre l'altra, di livello maggiore e per chi poteva spendere di più, era tra via Riva fredda e via Ponte della Crema.

Infine, Crema diventa più grande, aggregando gli ex comuni di Ombriano e S. Bernardino.

Epoca questa di grandissime opere, come il canale Vacchelli, scavato interamente a mano. Ma questa è un'altra storia, la prossima.


LVIII

(Luigi Dossena) Finale di secolo con molte novità. Nel 1879 muore il primo lombardo, così nominato da Vittorio Emanuele II. Il conte Ottaviano Vimercati, senatore del regno, consigliere di re Carlo Alberto prima e di Vittorio Emanuele II dopo, amico di Camillo Benso di Cavour, fautore di trattati con la Francia, tra i quali quello del trasferimento della capitale a Roma; muore il 24 luglio 1879.

Crema è interessata dai trasporti; ci sono due tramvie, le famose Gamba da legn. La prima passa per la città, partendo da S. Angelo lodigiano e arrivando poi a Soncino, mentre la seconda transita per il cremasco, toccando Dovera, Pandino, Agnadello e poi Treviglio. La tranvia, formata da quattro o cinque carrozze, era tirata da una locomotiva a vapore. Quella di Crema resta attiva fino al \931, mentre l'altra viene soppressa nel 1920.

Nel 1881 viene inaugurato in piazza Roma (oggi Moro) il monumento a Vittorio Emanuele II, mentre nel 1885 c'è quello a Garibaldi. Nel 1883 in città arriva l'elettricità. Un gruppo di cittadini fonda una società per l'illuminazione elettrica con capitale di 37.500 lire e l'anno successivo c'è il primo impianto. Da notare che prima della fine del secolo entra in funzione in città un tram elettrico.

Nel 1884 scoppia il colera. La prevenzione sono dei suffumigi a cui viene sottoposto chi deve entrare in città. Nei locali del seminario c'è il lazzaretto e le vittime in tutto il cremasco furono 115. Nel 1889, il 7 luglio, se ne va il musicista Giovanni Bottesini, mentre il 24 novembre chiude gli occhi Vincenzo Petrali e un anno dopo, il 25 novembre muore Giovanni Vailati, il musicista cieco che aveva affascinato l'Europa, diventando ricchissimo, ma depredato di tutto e lasciato morire in povertà, tanto che i funerali vennero pagati dal comune.

In quegli anni il cremasco è interessato da una grandissima opera: il canale Vacchelli, progetto degli architetti Nogarini e Pezzini, scavato interamente a mano. Costò 6.527.812, 65 lire e l'opera fu terminata in circa quattro anni (poco più del sotto passo...).

Nel 1894 Crema sportiva saluta la nascita della società ciclistica Crema Veloce, primo presidente il poeta Federico Pesadori, con tanto di prima corsa l'anno successivo sulla distanza di 95 chilometri, da Crema a Milano e ritorno, vinta da Arturo Manini in 3h.26'. Ma si pensa anche all'istruzione e nel 1889 viene aperta nei locali del ginnasio la scuola serale popolare e sul campanile del Duomo si guardano le stelle con un telescopio. Nasce il Carnevale di Crema, che fa la sua comparsa nel 1880 e muore il papa cremasco, Giovanni Maria Battista Pietro Pellegrino Isidoro Mastai Ferretti, nato a Senigallia da famiglia di origine cremasca.

Infine, sorpresa per il sindaco di Madignano, Luigi Griffini, senatore del regno che, a un convegno a Parigi sulle malattie della vite, si vide portare in tavola a pranzo all'Eliseo, il vino del suo paese.

Il secolo finisce con una provocazione: due progetti prefigurano piazza del Duomo... abbattendo il Duomo. Fortunatamente non vennero presi in considerazione.

Si passa al secolo breve, ma questa è un'altra storia, la prossima.


LIX

(Luigi Dossena) Il XIX secolo riserva molte sorprese e curiosità per la città verso la sua fine, come per esempio, nel 1874, il divieto di circolazione delle biciclette. Spaventavano i cavalli delle carrozze, oltre ad avere un senso della circolazione già da allora non proprio coerente. Per questo motivo il comune emette un'ordinanza che obbliga i ciclisti a stare nel campo di Marte. Nel 1895 poi c'è una interessante novità: arriva il fonografo inventato da Edison nel 1888. Passiamo il secolo per vedere i cremaschi stupire: in piazza del Duomo, nel 1901, c'è la prima auto. Dopo essersi fatti ammirare, alcuni cremaschi partono per S. Pellegrino, dove arriveranno sani e salvi, nonostante le strade dell'epoca. Alla guida il signor Bernasconi.

Aprono le banche. Dal 1902 al 1922 vedono la luce numerose banche. Aprono sportelli a Ombriano, Bagnolo, Camisano, Capralba, Offanengo, Torlino, Montodine, Ripalta Arpina, Rubbiano, Monte Cremasco, Chieve, Sergnano e Izano, oltre che a Crema, dove nascono la Banca di credito commerciale e la Banca di sconto.

Grandi novità attendono i cittadini. Nel 1904 c'è la prima linea telefonica con il comune che stanzia 500 lire per i lavori che prevedono un collegamento con Lodi e Milano (allora i collegamenti erano via cavo). Altre 1100 lire furono in seguito stanziati per la linea con Cremona. Il concessionario si chiamava Carlo Conca, lodigiano e all'inaugurazione, da Lodi vennero trasmessi vari brani musicali. Per parlare tre minuti si spendevano 10 centesimi e l'abbonamento annuale costava 110 lire. Sede del primo centralino era in via Civerchi, dove oggi ci sono gli Artigianelli. Ma il primo esperimento telefonico in città è datato 20 luglio 1878. Sempre nel 1904 viene inaugurato il cinema Cremonesi. che apriva le porte nell'odierna piazza Moro, di fianco al magazzino della farmacia Granata. Nel 1908 nasce l'associazione calcistica Edmondo De Amicis, con campo da calcio nel Campo di Marte.

Nel 1913 nasce la Ferriera di Stramezzi, ma ci sono anche la fabbrica delle macchinette (Everest) e l'Oleificio Arrigoni. Sempre quell'anno viene aperta la prima linea automobilistica che unisce Crema con Codogno. Ha sede a Piacenza ed è gestita da Alberto Laviosa.

Nel 1911 scoppia la guerra in Libia, con larga partecipazione dei cremaschi, anche non più giovani. Tra di loro anche Antonio Riboli, ultimo garibaldino vivente, che morirà a S. Bernardino nel 1913. Dopo la guerra di Libia scoppia il conflitto mondiale. Primi a partire i ragazzi del 1886.

Viene abbattuta la chiesa di S. Marino, che occupava metà piazza Vittorio Emanuele II, per costruire la piazza. Nella chiesa c'era la Madonna nera, opera liegnea data 1500, oggi ospitata nella chiesa di S. Maria Stella. Peraltro c'era un'altra chiesa di S. Marino, mai aperta al pubblico, che stava dove oggi c'è il giardinetto con l'albero e il monumento a Vittorio Emanuele II.

Altre novità arrivano in città, ma questa è un'altra storia, la prossima.