Crema News - La riflessione di don Natale Grassi Scalvini Crema News

II Domenica di Quaresima C

La Parola: Gen 15,5-12.17-18 Sal 26 Fil 3,17- 4,1 Lc 9,28-36:

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto..

Se dovessi scegliere il tema d’inizio per questa seconda domenica di Quaresima partirei subito dalla montagna. Non sarebbe poi una scelta tanto strana visto che fin dall’antichità è sempre stata una location significativa, il luogo ideale per incontrare Dio. Anche Gesù infatti la sceglie per parlare con Dio, come luogo di preghiera, e soprattutto per farci sperimentare un incontro tutto speciale. Dobbiamo riconoscere che sul monte Tabor non manca proprio nessuno. A partire dal Padre onnipotente che fa udire la sua voce definitiva, quasi passando la sua straordinaria Parola al Figlio, presente proprio come Verbo fatto carne e quindi come depositario unico del volere del Padre, da ascoltare sempre in quanto è l’eletto. Ma non manca lo Spirito Santo, di nuovo rappresentato da una nube, simile alla stessa nube che adombrò la Vergine Maria, come racconta proprio l’evangelista Luca, nel momento dell’annuncio dell’Angelo quando il verbo si fece carne per opera di Spirito Santo. E poi tutti i personaggi principali della Storia della Salvezza, rappresentati da una parte da Mosè, che rende presente tutta la trafila di re e sacerdoti depositari del grande dono della Legge, e dall’altra da Elia, capostipite della lunga serie di Profeti chiamati a tener sempre vivo lo spirito della legge e a l’attesa del Messia. Ma non possiamo negare che anche i tre discepoli, per quanto in questo momento non sappiano neanche cosa dire, sono una presenza importante in quanto diventeranno presto testimoni e annunciatori degli eventi della salvezza compiuti da Gesù. Stiamo attenti allora a non assistere con distrazione e superficialità a questa manifestazione della gloria di Gesù. Là, là sulla montagna, come recita un famoso canto spiritual, dobbiamo esserci davvero anche tutti noi, pronti a riconoscere i segni della presenza di Dio nel nostro cuore unendoci a Gesù nella preghiera per lasciarci trasformare da questo momento, così da diventare consapevoli di essere noi adesso i testimoni delle grandi opere compiute da Dio per il bene dell’uomo. Tanto convinti e partecipi da diventare i continuatori dell’opera d’amore di Gesù, chiamati a stare con lui ma soprattutto a scendere poi dal monte per tornare in mezzo agli uomini, per condividere con tutti i nostri fratelli i doni ricevuti, a partire dalla sua parola che dona la vita. Adesso noi non possiamo più tacere, con le parole e le opere dobbiamo rendere tutti partecipi della amicizia e conoscenza di Gesù, perché anche il prossimo annuncio della Pasqua possa ancora risuonare nelle nostre strade e aiutare molti a riprendere fiducia nella vita e nei fratelli, con la speranza che il nostro futuro sarà sempre guidato dal Signore fino al giorno in cui parteciperemo in pienezza alla sua gloria.

Nella foto, don Natale, autore della riflessione