Crema, 10 maggio 2024

Hanno cantato tutti le canzoni dei primi 883, con Mauro Repetto, Flash sul palco, nell'inedito ruolo di cantante, ballerino, narratore. Al S. Domenico il fondatore degli 883 ha raccontato la sua storia, fatta di un sogno da raggiungere, raggiunto, svanito. L'impressione è che lui abbia vinto la lotteria, abbia incassato la vincita, ma poi l'abbia da qualche parte persa. Ieri sera, comunque, Repetto, con l'aiuto dell'intelligenza artificiale, ha provato a raccontare il suo sogno e anche a giustificare quel che era accaduto, come è nato il sogno, quello degli 883, come è nato l'altro sogno, che a noi è sembrato un incubo e poi come si è svegliato, dal secondo sogno, non pochi anni dopo. Quel che ieri sera Repetto è riuscito a fare è stato far cantare (quasi) tutti i presenti, sentire il loro. affetto, far vedere che i suoi 55 anni non è che gli pesino moltissimo, far capire le ragioni che lo hanno spinto a mollare tutto e a correre dietro al suo sogno, a cercare la ragazza dei suoi... sogni.

Bello l'Uomo ragno che volteggiava in scena e che alla fine, proprio lui, che ha riportato Repetto alla realtà; bravissima la cantante Angelòn Celle, bravi anche quelli che gli hanno confezionato questo spettacolo (Claudio Zagarini e Francesco Siro, vincitore dell’Oscar 2024 all’Aiff di Dubai e il chitarrista e produttore Marco Guarnerio), godibile, avvolgente ma incredibile. Perché buttare via una fortuna, la fortuna per andare a trovare una ragazza che manco lo conosceva e figuriamo se se lo filava è stato come giocare alla roulette russa con cinque colpi in canna su sei. E lui non ha trovato quello vuoto.

Se le due ore di Repetto sul palco del S. Domenico sono state godibili, il racconto ha lasciato alla fine l'amaro in bocca, se pensiamo al protagonista: mollare tutto per seguire un sogno che poi si è trasformato in incubo non pensiamo sia stata una bella esperienza, anche se lui afferma il contrario. L'altro 883 è qui, sul palco con l'Uomo ragno. E in un'altra parte c'è Max Pezzali che non sappiamo quanto e se lo ha perdonato, piantato in asso sull'altare del successo, dove si è trovato, da un giorno all'altro, a gestire l'improvvisa dipartita di chi, Mauro Repetto, aveva diviso anni di sogni che si erano avverati. Poi è arrivata l'alba, quando i sogni, quelli di Mauro Repetto, muoiono.